Il cero pasquale è segno di Cristo Risorto. La sua luce è segno della luce di Cristo Risorto, che strappa l’umanità dalle tenebre del peccato. Seguendo la sua luce il popolo di Dio comincia la solenne Veglia Pasquale nella notte della risurrezione del Signore.
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Con il rinnovamento della liturgia voluto dal Concilio Vaticano II il cero pasquale ha ritrovato la sua dignità, fissata nell’arte sacra dagli splendidi porta cero delle basiliche romane.
Non più un finto cero, uguale ogni anno, ma un vero cero che dando luce si consuma. L’uso di un cero pasquale in vera cera è tornato felicemente in uso nella maggior parte delle chiese e parrocchie, nonostante i problemi di gestione che lo contraddistinguono rispetto al cero di plastica con la ricarica di cera liquida.
Nel rinnovamento voluto dal Concilio Vaticano II i segni devo parlare per se stessi, devono essere chiari e corrispondenti al significato che annunciano. Nel Preconio pasquale, ad esempio, del cero si dice:
nella solenne liturgia del cero,
frutto del lavoro delle api,
simbolo della nuova luce
ora se si può indulgere sulla vera cera d’api, che comunque ha la resa migliore in termini di profumo, luminosità, pulizia, lo stesso non si può dire per il cero tubo di plastica.
Nel 1988 la Congregazione per il Culto divino, nella lettera Paschalis sollemnitatis ha specificato che «Nel rispetto della verità del segno, si prepari il cero pasquale fatto di cera, ogni anno nuovo, unico, di grandezza abbastanza notevole, mai fittizio, per poter rievocare che Cristo è la luce del mondo».
L’inizio della quaresima in preparazione alla Pasqua è tempo propizio per cominciare a pensare al nuovo cero pasquale per la Veglia pasquale.
❤️
Grazie molto interessante.